lunedì 30 marzo 2020

L'inverno più nero - Carlo Lucarelli - Ed. Einaudi - Recensione a cura di Stefano Cassini







Siamo a Bologna nel 1944. La città è occupata da tedeschi e fascisti della repubblica di Salò.
Nel centro della città, la Sperrzone, piena di sfollati dalle campagne, e dei loro animali, vengono trovati tre cadaveri. L'ex commissario De Luca, ora in forza alla polizia politica, viene incaricato, all'insaputa del suo comandante, di risolvere i casi.
Sarà difficile, per lui, destreggiarsi favorendo ora i tedeschi, ora i partigiani e solo una buona dose di cinismo lo aiuterà a far contenti tutti.
Lucarelli mette parecchia "carne al fuoco" per raccontarci cos'erano Bologna, e i bolognesi, in quel difficile anno. Lo fa la consueta maestria nel creare colpi di scena in un teatro particolare, come lo sono alcuni dei personaggi.
Piccola nota dolente: in alcuni punti si nota una scarsa attenzione nella revisione del testo, per una storia che avrebbe meritato maggior cura. si poteva, e si sarebbe potuto e dovuto fare meglio.

lunedì 23 marzo 2020

Adriana Rezzonico intervista Massimo Carlotto





- Massimo Carlotto , in occasione della sua presentazione milanese, mi concede l’onore di pranzare con lui.
Ti ringrazio di cuore a nome del blog SesonProsefioriranno e dei nostri lettori.

-    Sei appena uscito in libreria con “La signora del martedì” edito da E/O. Come è nata questa tua ultima fatica?

-    Questo progetto letterario nasce dal desiderio di sovvertire le regole della letteratura di genere per esplorare nuovi territori narrativi. Mi interessava intrecciare le storie di tre personaggi che vivono ai margini della società, che io definisco “i nascosti”, persone che per vari motivi non vogliono farsi notare. Il crimine, come meccanismo narrativo e lente d’ingrandimento per osservare la realtà, mi è servito per raccontare gli effetti collaterali che un qualsiasi episodio delittuoso determina nella vita dei soggetti coinvolti.


-    Perché hai deciso di abbandonare l’Alligatore?

-    Non l‘ho affatto abbandonato. Ne La signora del martedì il personaggio con “gli stivali texani” è lui, solo che non è mai nominato con nome, cognome o soprannome. Mi è piaciuta l’idea di usare il protagonista di una serie come personaggio minore. Mi ha permesso di approfondire alcuni aspetti intimi che meritavano di essere raccontati ai lettori.


-    Dopo “Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane”, quale brano abbineresti per accompagnare “La signora del martedì”?

-    “The Gipsy faerie queen” di Marianne Faithfull. L’ho inserito in una scena molto intima e alcolica tra due personaggi. Ma anche “Una vita che ti sogno” di Gianni Morandi, una canzone particolarmente amata dal Signor Alfredo, uno dei tre protagonisti.


-    Il Signor Alfredo (uno dei protagonisti), sta riscuotendo successo tra i tuoi lettori. Come è nato e cosa ne pensi?

-    Hai ragione, è il personaggio che riscuote più simpatie. Penso che raccolga consensi perché è un personaggio insolito, che appartiene a una categoria sconosciuta, socialmente nascosta. Il segreto è stato svelarne l’umanità, il bene e il male delle sue azioni, il suoi sogni e le sue delusioni, senza dare giudizi.


-    Che rapporto hai con la musica?
-    Molto stretto. Non riesco a farne a meno, leggo e ascolto, scrivo e ascolto, viaggio e ascolto. Mi nutre di idee, mi rallegra la vita, mi riempie di emozioni. Io interpreto la musica come una sorta di letteratura sonora. Le note come lettere di un alfabeto universale.

  
- Che cos’è per te la verità?         

-    Un’approssimazione necessaria. La verità è complessa, sfaccettata, spesso difficile da scoprire e da accettare. Ma non possiamo farne a meno altrimenti non riusciamo a fare i conti con la realtà, a interpretarla e a trasformarla in senso positivo. La verità è vita.

domenica 8 marzo 2020

La guerra dei nostri nonni di Aldo Cazzullo - Ed. Mondadori - Recensione a cura di Stefano Cassini



Aldo Cazzullo fa una raccolta di storie sulla Grande Guerra. Uomini e donne, i nostri nonni appunto, si alternano fra queste pagine grazie a lettere, diari e testimonianze per spiegarci cosa accadde nei luoghi che i libri di storia non ci hanno raccontato
Troviamo Maria Bergamas, la donna che "scelse" il Milite Ignoto, e Gabriele D'Annunzio, con i suoi proclami da guerrafondaio.  Gli Arditi, e le loro efferate azioni, il medico italiano, raccontato dal maestro di scuola Rodolfo Bolner,  suo attendente e di cui ha taciuto il nome, gran seduttore in Galizia.
Ci sono poi i racconti delle crocerossine al fronte che si alternano con quelli delle prostitute. Un capitolo è dedicato ai "Grandi personaggi" che all'epoca non erano ancora tali: sono presenti, Angelo Roncalli - poi Papa Giovanni XXIII - sergente nella terza compagnia di sanità, e Benito Mussolini.
Il futuro Duce, interventista della prima ora, partì volontario e divenne caporale dell'undicesimo reggimento bersaglieri. Essendo stato ferito farà circolare  leggende riguardo a quei momenti: si disse che avrebbe rifiutato l'anestetico mentre gli venivano estratte le schegge e che l'ospedale in cui si trovava sarebbe stato bombardato perché gli austriaci lo ritenevano un irriducibile nemico.
Già allora sapeva come abbindolare le folle. Studi successivi lo avrebbero sbugiardato, ma questa è un'altra storia.
Lo stesso si può dire per il suo omologo Adolf Hitler che rifiutò di arruolarsi nell'esercito austro-ungarico, ritenendo la sua patria inquinata dal miscuglio con i popoli dell'est Europa, preferendo la divisa germanica; anche lui dipingerà quel periodo con maestria per conquistarsi la simpatia le folle.
Fra gli altri grandi nomi che incontriamo ci sono, per esempio, Charles De Gaulle e Josip Brozche divenne il dittatore jugoslavo Tito.
Sono circa una ventina di storie, alcune corredate di lettere che l'autore riporta nella grafia originale, dove il dramma vissuto in quei tristi anni viene a galla nella sua durezza; ma ci sono anche storie a lieto fine per farci capire che non tutto è andato storto.
È storia d'Italia, quella che Cazzullo ci narra con la sua abile penna di giornalista, e lo fa anche grazie alle testimonianze di chi ha avuto nonni o, addirittura, bisnonni, tra gli attori, loro malgrado, del conflitto.
Chiudo con un'avvertenza: la prime due pagine sono già un pugno allo stomaco; asciugate le lacrime e continuate a leggere perché ne vale veramente la pena e poi, così è capitato al sottoscritto, gli occhi umidi potrebbero farvi compagnia in altri momenti.
Buona lettura  

martedì 3 marzo 2020

Stupor mundi et immutator mirabilis







Ascolto il rumore della pioggia. Dopo un lungo periodo di siccità, Giove Pluvio ci viene in soccorso e prova a ripulire un po’ quest’aria sporca e maleodorante. Me ne sto sulla mia poltrona avvolta nella solita coperta.  Sul divano lì accanto c’è il mio Amore, sempre con me. Mi sento stanca, proviamo a guardare un telefilm americano che, tempo fa, mi sembrava carino. Non posso fare a meno di notare la pochezza dei dialoghi, le solite frasi ripetute ogni volta e mi chiedo se sia a causa della sceneggiatura o del doppiaggio.
Un linguaggio scontato che m’infastidisce più del solito, è proprio un’insopportabile ”americanata”.
Lo so, più passa il tempo e più divento esigente, effetti collaterali che si manifestano quando ci si occupa di revisione del testo.
Per fortuna però ci sono anche opere che mi riconciliano con la scrittura. Ho appena letto “Il colore dell’anima” di Sonia Morganti.  Un racconto storico breve giunto in finale alla XX edizione del Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”.
La storia d’amore tra Federico II di Svevia e Bianca Lancia – l’unica donna che egli abbia davvero amato – raccontata dal punto di vista di lei. L’autrice è nota agli amanti del genere storico grazie ai romanzi “Calpurnia l’ombra di Cesare” e “Il magnifico perdente”. Si conferma portatrice di uno stile elegante ma accessibile che sa colpire la sensibilità del lettore. Qui il suo modo di raccontare l’amore è un po’ più “terreno” del solito ma non perde mai la classe che noi, suoi affezionati, conosciamo molto bene.
Un’autrice che, non mi stancherò mai di dirlo, merita una platea molto più vasta e sono certa che l’avrà.
Io resto sintonizzata in attesa di nuove sorprese.

Eleonora Zaffino