martedì 30 marzo 2021

Il giardino di Elizabeth - Elizabeth von Arnim - Fazi editore - Recensione a cura di Veronica Orlandini

 







Cosa c’è di meglio che una fuga in campagna per scappare dall’opprimente vita cittadina? Ancora meglio in una proprietà di famiglia. ex convento, in Pomerania, isolato e carico di storia.

Ecco dove Elizabeth decide di vivere, passando le sue giornate nel grande giardino che, a volte, al lettore può sembrare come un pezzo di Paradiso rubato, con la compagnia delle innumerevoli letture, i bisticci col giardiniere e le bambine di aprile, maggio e giugno, con qualche interruzione dell’Uomo della collera e mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova sé stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà. 

Ho scoperto Elizabeth nel romanzo già recensito “Un’estate in montagna” e mi ero lasciata cullare dal suo tono morbido, lento e caldo che ho ritrovato tra queste pagine. Ulteriore chicca sono le descrizioni del giardino, un mondo nel mondo, pieno di profumi raccontati così bene che sembra davvero di poterli sentire, così come possiamo avere la sensazione di ascoltare le gocce di pioggia sui vetri delle grandi finestre o il vento nella brughiera poco distante. 

Per iniziare al meglio la primavera, lasciatevi trasportare tra le pagine di questo romanzo molto autobiografico.




lunedì 15 marzo 2021

Veronica Orlandini intervista Stefania Meneghella

 



Giovane autrice, dopo una fase iniziale in cui si è dedicata prevalentemente ai racconti, è passata a scrivere romanzi. La sua ultima pubblicazione è “Magnete” (Ego Valeo Edizioni). Conosciamola insieme.

Buongiorno Stefania, è un piacere fare la tua conoscenza per noi di “Se son Prose fioriranno”. So che sei una divoratrice di parole, che cosa ti ha avvicinato così tanto al mondo della parola scritta?

Ciao a tutti, e grazie per avermi ospitato nel vostro spazio. Non ricordo il momento preciso in cui ho capito di amare le parole. Loro sono nella mia vita da sempre e, tante volte, sono riuscite a salvarmi. La scrittura è parte di me e non potrei affatto farne a meno. Ho iniziato prima di tutto leggendo molto, e divorando libri di letteratura classica (che per me sono stati fonte di ispirazione). Poi, quando mi sono sentita pronta a costruire uno stile narrativo tutto mio, ho iniziato a scrivere. E da allora non mi sono più fermata.

Qual è la tua formazione letteraria, c’è una corrente a cui ti senti più affine o un autore a cui ti ispiri per scrivere i tuoi libri?

Il mio idolo letterario è Virginia Woolf, autrice inglese nata a cavallo tra l’800 e il ‘900. Lei e il suo “flusso di coscienza” mi hanno aiutato molto nella mia formazione artistica e nella struttura di uno stile narrativo mio personale.  Amo tutto ciò che è surreale, dunque tutti gli autori che preferiscono descrivere il flusso dei pensieri e dei sentimenti, anziché le dettagliate descrizioni di fatti ed eventi.

Hai iniziato con lo scrivere racconti. Ora sei passata ai romanzi. Come ti sei rapportata a queste due forme letterarie? Ne preferisci una in particolare?

Se dovessi scegliere tra i due, direi senz’altro che preferisco i romanzi. È sempre stato il mio sogno scriverli e, anche dopo averlo realizzato, ho sempre continuato a sognare di scrivere più romanzi possibile. Ho scritto inizialmente racconti, proprio perché non mi sentivo ancora pronta per un’avventura lunga e complessa come quella di un romanzo. In questo modo, ho dunque posto le basi per la stesura e ho perfezionato la tecnica. I racconti mi sono stati utilissimi in questa fase, ma adesso preferisco scrivere romanzi.

“Silenzi Messaggeri” e “Magnete” trattano due temi importanti, il silenzio e l’analisi dell’interiorità. Come mai hai scelto questi due temi, c’è stato qualche evento che ti ha fortemente influenzato? Parlacene un po’.

“Silenzi Messaggeri” tratta il tema del silenzio, che è un valore fondamentale in questo mondo fatto spesso di chiasso. Il silenzio ci avvicina alle cose pure, alla bellezza, alla semplicità della vita e ci fa comprendere che il vero mondo è quello interiore.

“Magnete” invece tratta appunto del nostro cervello, ma anche quello altrui. Con questo romanzo, ho voluto far comprendere l’importante tema del non giudizio e del perdono. Ossia, il riuscire a entrare nel cervello di chi ci ha fatto del male per cercare di comprendere il suo vissuto, le sue storie, il suo passato spesso non svelato.

Non ci sono stati eventi particolari da cui ho preso ispirazione ma, semplicemente, sono due aspetti che sono dentro di me da sempre ed in cui credo fortemente. La scrittura serve proprio a questo: a far comprendere agli altri valori che, oralmente, sarebbe troppo complicato spiegare. 

Hai dei nuovi progetti, qualche idea pronta da “sfornare”?  Rimarrai sul romanzo, sui racconti o entrambi?

Per il momento, mi sto concentrando sulla promozione del mio libro. Dato che non è possibile organizzare eventi fisici a causa dell’emergenza sanitaria, sto utilizzando molto i canali social e la rete in generale. Non nascondo però che ho già in mente un’altra storia da raccontare ma, per il momento, è solo una bozza. Senz’altro, continuerò a scrivere romanzi. Non posso farne a meno!

 Grazie per l’intervista