Giovane autrice,
dopo una fase iniziale in cui si è dedicata prevalentemente ai racconti, è
passata a scrivere romanzi. La sua ultima
pubblicazione è “Magnete” (Ego Valeo Edizioni). Conosciamola insieme.
Buongiorno Stefania, è un
piacere fare la tua conoscenza per noi di “Se son Prose fioriranno”. So che sei
una divoratrice di parole, che cosa ti ha avvicinato così tanto al mondo della
parola scritta?
Ciao a tutti, e grazie per avermi ospitato nel vostro spazio. Non
ricordo il momento preciso in cui ho capito di amare le parole. Loro sono nella
mia vita da sempre e, tante volte, sono riuscite a salvarmi. La scrittura è
parte di me e non potrei affatto farne a meno. Ho iniziato prima di tutto
leggendo molto, e divorando libri di letteratura classica (che per me sono
stati fonte di ispirazione). Poi, quando mi sono sentita pronta a costruire uno
stile narrativo tutto mio, ho iniziato a scrivere. E da allora non mi sono più
fermata.
Qual è la tua formazione
letteraria, c’è una corrente a cui ti senti più affine o un autore a cui ti
ispiri per scrivere i tuoi libri?
Il mio idolo letterario è Virginia Woolf, autrice inglese nata a
cavallo tra l’800 e il ‘900. Lei e il suo “flusso di coscienza” mi hanno
aiutato molto nella mia formazione artistica e nella struttura di uno stile
narrativo mio personale. Amo tutto ciò che
è surreale, dunque tutti gli autori che preferiscono descrivere il flusso dei
pensieri e dei sentimenti, anziché le dettagliate descrizioni di fatti ed
eventi.
Hai iniziato con lo scrivere racconti. Ora
sei passata ai romanzi. Come ti sei rapportata a queste due forme letterarie?
Ne preferisci una in particolare?
Se dovessi scegliere tra i due, direi senz’altro che preferisco i
romanzi. È sempre stato il mio sogno scriverli e, anche dopo averlo realizzato,
ho sempre continuato a sognare di scrivere più romanzi possibile. Ho scritto
inizialmente racconti, proprio perché non mi sentivo ancora pronta per
un’avventura lunga e complessa come quella di un romanzo. In questo modo, ho
dunque posto le basi per la stesura e ho perfezionato la tecnica. I racconti mi
sono stati utilissimi in questa fase, ma adesso preferisco scrivere romanzi.
“Silenzi Messaggeri” e “Magnete”
trattano due temi importanti, il silenzio e l’analisi dell’interiorità. Come mai hai scelto questi due
temi, c’è stato qualche evento che ti ha fortemente influenzato? Parlacene un
po’.
“Silenzi Messaggeri” tratta il tema del silenzio, che è un valore
fondamentale in questo mondo fatto spesso di chiasso. Il silenzio ci avvicina
alle cose pure, alla bellezza, alla semplicità della vita e ci fa comprendere
che il vero mondo è quello interiore.
“Magnete” invece tratta appunto del nostro cervello, ma anche quello
altrui. Con questo romanzo, ho voluto far comprendere l’importante tema del non
giudizio e del perdono. Ossia, il riuscire a entrare nel cervello di chi ci ha
fatto del male per cercare di comprendere il suo vissuto, le sue storie, il suo
passato spesso non svelato.
Non ci sono stati eventi
particolari da cui ho preso ispirazione ma, semplicemente, sono due aspetti che
sono dentro di me da sempre ed in cui credo fortemente. La scrittura serve
proprio a questo: a far comprendere agli altri valori che, oralmente, sarebbe
troppo complicato spiegare.
Hai dei nuovi progetti, qualche idea pronta
da “sfornare”? Rimarrai sul romanzo, sui
racconti o entrambi?
Per il momento, mi sto concentrando sulla promozione del mio libro.
Dato che non è possibile organizzare eventi fisici a causa dell’emergenza
sanitaria, sto utilizzando molto i canali social e la rete in generale. Non
nascondo però che ho già in mente un’altra storia da raccontare ma, per il
momento, è solo una bozza. Senz’altro, continuerò a scrivere romanzi. Non posso
farne a meno!
Grazie per l’intervista