Ci cimentiamo con un classico della letteratura
mondiale.
A cavallo
fra la prima repubblica e il ritorno di Napoleone Bonaparte, in esilio
all'isola d'Elba, si svolge la storia di Edmond Dantes giovane e promettente
capitano in seconda del bastimento Pharaon.
L'armatore
Morrel intende dargli l'incarico di comandare la sua flotta e sta per prendere
in sposa Mercedes. Carriera, amore e la vita in generale, grazie all'affetto
del vecchio padre, stanno sorridendo al ragazzo ma l'invidia di Fernand,
innamorato di Mercedes, e di Danglars, contabile del bastimento, lo fanno
finire nelle segrete del castello d'If.
All'inizio
Edmond spera, di uscirne da lì a poco ma, ahi lui, vi resterà per molti anni,
poiché le promesse del magistrato di Marsiglia, Villefort, si riveleranno false.
Essendo lui stesso corrotto e parte della cospirazione.
L'incontro
con l'abate Faria, da tutti creduto pazzo, lo farà desistere dal proposito di
suicidarsi, insegnandogli un nuovo modo di approcciare la vita. Apprenderà
quanto il vecchio religioso ha da trasmettergli, compreso il segreto di un
tesoro nascosto nell'isola di Montecristo.
Ma come
arrivarci? L'occasione è data dalla morte di Faria, a seguito della quale
progetta l'evasione.
Nessuno sa
più niente di Edmond Dantes che riapparirà nelle nuove vesti del Conte di
Montecristo: un enigmatico nobile che ha girato il mondo e imparato le arti di
diplomazia, medicina e scienza; ma tutte con un unico scopo: tornare e
vendicarsi di coloro che lo hanno fatto incarcerare rendendosi colpevoli di
avergli rubato quattordici anni di vita.
In molti conosciamo
le versioni tele/cinematografiche di questo romanzo. Credetemi, leggerlo è ben
altra cosa.
In primis,
il linguaggio è pomposo (ricordiamo che Dumas lo scrisse nel 1844) ma la
sorpresa è trovare moltissimi eventi che, nelle rappresentazioni che conosciamo,
non vengono mai considerati e che allungano di molto "il brodo". Talvolta
si ha la sensazione che, intere pagine siano superflue poi però, tutto si collega
nel corso del racconto. Anche il finale mi ha stupito ma, per ovvi motivi, non
posso rivelarlo.
Al di là
della storia, Dumas ci fa conoscere abitudini francesi. Nello specifico,
parigine, dei primi dell'800, fra nobili da generazioni e altri divenuti tali,
per meriti finanziari e militari, tra citazioni latine e greche; le loro
vacuità, frivolezze, uno stile di vita per cui conta solo l’ammontare della
rendita a disposizione di ciascuno. Solo monsieur di Montecristo, come viene
chiamato, è lì per ben altro motivo.