giovedì 23 settembre 2021

Il conte di Montecristo - Alexandre Dumas - Ed. Feltrinelli - Recensione a cura di Stefano Cassini

 

Ci cimentiamo con un classico della letteratura mondiale.

A cavallo fra la prima repubblica e il ritorno di Napoleone Bonaparte, in esilio all'isola d'Elba, si svolge la storia di Edmond Dantes giovane e promettente capitano in seconda del bastimento Pharaon.

L'armatore Morrel intende dargli l'incarico di comandare la sua flotta e sta per prendere in sposa Mercedes. Carriera, amore e la vita in generale, grazie all'affetto del vecchio padre, stanno sorridendo al ragazzo ma l'invidia di Fernand, innamorato di Mercedes, e di Danglars, contabile del bastimento, lo fanno finire nelle segrete del castello d'If.

All'inizio Edmond spera, di uscirne da lì a poco ma, ahi lui, vi resterà per molti anni, poiché le promesse del magistrato di Marsiglia, Villefort, si riveleranno false. Essendo lui stesso corrotto e parte della cospirazione.  

L'incontro con l'abate Faria, da tutti creduto pazzo, lo farà desistere dal proposito di suicidarsi, insegnandogli un nuovo modo di approcciare la vita. Apprenderà quanto il vecchio religioso ha da trasmettergli, compreso il segreto di un tesoro nascosto nell'isola di Montecristo.

Ma come arrivarci? L'occasione è data dalla morte di Faria, a seguito della quale progetta l'evasione.

Nessuno sa più niente di Edmond Dantes che riapparirà nelle nuove vesti del Conte di Montecristo: un enigmatico nobile che ha girato il mondo e imparato le arti di diplomazia, medicina e scienza; ma tutte con un unico scopo: tornare e vendicarsi di coloro che lo hanno fatto incarcerare rendendosi colpevoli di avergli rubato quattordici anni di vita.

In molti conosciamo le versioni tele/cinematografiche di questo romanzo. Credetemi, leggerlo è ben altra cosa.

In primis, il linguaggio è pomposo (ricordiamo che Dumas lo scrisse nel 1844) ma la sorpresa è trovare moltissimi eventi che, nelle rappresentazioni che conosciamo, non vengono mai considerati e che allungano di molto "il brodo". Talvolta si ha la sensazione che, intere pagine siano superflue poi però, tutto si collega nel corso del racconto. Anche il finale mi ha stupito ma, per ovvi motivi, non posso rivelarlo.

Al di là della storia, Dumas ci fa conoscere abitudini francesi. Nello specifico, parigine, dei primi dell'800, fra nobili da generazioni e altri divenuti tali, per meriti finanziari e militari, tra citazioni latine e greche; le loro vacuità, frivolezze, uno stile di vita per cui conta solo l’ammontare della rendita a disposizione di ciascuno. Solo monsieur di Montecristo, come viene chiamato, è lì per ben altro motivo.  


lunedì 6 settembre 2021

La maledizione di Melmoth - Sarah Perry - Ed. Neri Pozza - Recensione a cura di Veronica Orlandini

 



Della Perry ho avuto modo di leggere il primo romanzo “Il Serpente dell’Essex” e, a malincuore, devo dire che non mi ha molto colpito, per più ragioni: un buon inizio, rovinato dall’incedere lento, il continuo girare attorno a una rivelazione chiara e ovvia almeno da metà romanzo, e il finale che lascia con una leggera delusione.

 Però, mi sono dovuta ricredere.

“La maledizione di Melmoth” ha un ritmo incalzante, un fascino misterioso mutuato dagli storici romanzi gotici come “Il giro di vite” a cui l’autrice si è ispirata.

Le parole rapiscono, come la storia di Melmoth la Testimone. A tratti possiamo avere il timore di trovarla alle nostre spalle, che aspetta il momento opportuno per invitarci a farle compagnia.

Perciò lasciatevi portare nelle fredde e ghiacciate strade di Praga al fianco di Helen e di un manoscritto inquietante...