- Massimo Carlotto
, in occasione della sua presentazione milanese, mi concede l’onore di pranzare
con lui.
Ti ringrazio di cuore a
nome del blog SesonProsefioriranno e dei nostri lettori.
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Sei appena uscito in libreria con “La signora
del martedì” edito da E/O. Come è nata questa tua ultima fatica?
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Questo
progetto letterario nasce dal desiderio di sovvertire le regole della
letteratura di genere per esplorare nuovi territori narrativi. Mi interessava
intrecciare le storie di tre personaggi che vivono ai margini della società,
che io definisco “i nascosti”, persone che per vari motivi non vogliono farsi
notare. Il crimine, come meccanismo narrativo e lente d’ingrandimento per
osservare la realtà, mi è servito per raccontare gli effetti collaterali che un
qualsiasi episodio delittuoso determina nella vita dei soggetti coinvolti.
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Perché hai deciso di abbandonare l’Alligatore?
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Non l‘ho
affatto abbandonato. Ne La signora del martedì il personaggio con “gli stivali
texani” è lui, solo che non è mai nominato con nome, cognome o soprannome. Mi è
piaciuta l’idea di usare il protagonista di una serie come personaggio minore.
Mi ha permesso di approfondire alcuni aspetti intimi che meritavano di essere
raccontati ai lettori.
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Dopo “Blues per cuori fuorilegge e vecchie
puttane”, quale brano abbineresti per accompagnare “La signora del martedì”?
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“The Gipsy
faerie queen” di Marianne Faithfull. L’ho inserito in una scena molto intima e
alcolica tra due personaggi. Ma anche “Una vita che ti sogno” di Gianni
Morandi, una canzone particolarmente amata dal Signor Alfredo, uno dei tre
protagonisti.
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Il Signor Alfredo (uno dei protagonisti), sta
riscuotendo successo tra i tuoi lettori. Come è nato e cosa ne pensi?
-
Hai
ragione, è il personaggio che riscuote più simpatie. Penso che raccolga
consensi perché è un personaggio insolito, che appartiene a una categoria
sconosciuta, socialmente nascosta. Il segreto è stato svelarne l’umanità, il
bene e il male delle sue azioni, il suoi sogni e le sue delusioni, senza dare
giudizi.
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Che rapporto hai con la musica?
-
Molto
stretto. Non riesco a farne a meno, leggo e ascolto, scrivo e ascolto, viaggio
e ascolto. Mi nutre di idee, mi rallegra la vita, mi riempie di emozioni. Io
interpreto la musica come una sorta di letteratura sonora. Le note come lettere
di un alfabeto universale.
- Che cos’è per
te la verità?
-
Un’approssimazione
necessaria. La verità è complessa, sfaccettata, spesso difficile da scoprire e
da accettare. Ma non possiamo farne a meno altrimenti non riusciamo a fare i
conti con la realtà, a interpretarla e a trasformarla in senso positivo. La
verità è vita.
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