venerdì 26 giugno 2020

Il racconto dell'Ancella - Margaret Atwood - Ed. Ponte delle Grazie - Recensione a cura di Veronica Orlandini



L’incontro con questo libro si è fatto attendere parecchio, non sapevo come affrontarlo. Avevo sbirciato la trama quindi sapevo di che genere si trattava ma comunque non riuscivo a decidermi. Quando finalmente è avvenuto, un po’ mi è dispiaciuto di avere tentennato.

La scrittura dell’Atwood è armoniosa, lenta ma più pensierosa che noiosa e un po’ mi ricorda lo stile dello scrittore Cormac McCarthy nel libro “La strada”.
Riflette perfettamente lo stato d’animo della protagonista del romanzo, Difred, l’ancella citata nel titolo che è intrappolata in una vita che non sente sua e dove non ha voce in capitolo.

Gli Stati Uniti sono diventati uno stato totalitario e d’impronta teologica, in un mondo distrutto dalle radiazioni atomiche, in cui il controllo del corpo della donna è diventato maniacale ed è proprio a causa delle radiazioni che solo le Ancelle, sempre vestite di rosso e col volto coperto da un copricapo con alette bianche, hanno ancora la capacità di procreare creature sane e per questo motivo sono prigioniere con l’onore di portare avanti la specie.

Interiore, riflessivo, tanto crudele quanto dolce, “Il Racconto dell’Ancella” è un libro adatto a chi ama il genere distopico o vuole conoscerlo, a chi vuole emozionarsi e fermarsi a pensare.

Nessun commento:

Posta un commento