L’incontro con
questo libro si è fatto attendere parecchio, non sapevo come affrontarlo. Avevo
sbirciato la trama quindi sapevo di che genere si trattava ma comunque non
riuscivo a decidermi. Quando finalmente è avvenuto, un po’ mi è dispiaciuto di
avere tentennato.
La scrittura
dell’Atwood è armoniosa, lenta ma più pensierosa che noiosa e un po’ mi ricorda
lo stile dello scrittore Cormac McCarthy nel
libro “La strada”.
Riflette
perfettamente lo stato d’animo della protagonista del romanzo, Difred,
l’ancella citata nel titolo che è intrappolata in una vita che non sente sua e dove
non ha voce in capitolo.
Gli Stati Uniti sono diventati uno stato totalitario e d’impronta
teologica, in un mondo distrutto dalle radiazioni atomiche, in cui il controllo
del corpo della donna è diventato maniacale ed è proprio a causa delle radiazioni
che solo le Ancelle, sempre vestite di rosso e col volto coperto da un
copricapo con alette bianche, hanno ancora la capacità di procreare creature
sane e per questo motivo sono prigioniere con l’onore di portare avanti la
specie.
Interiore,
riflessivo, tanto crudele quanto dolce, “Il Racconto dell’Ancella” è un libro
adatto a chi ama il genere distopico o vuole conoscerlo, a chi vuole
emozionarsi e fermarsi a pensare.
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