lunedì 8 giugno 2020

Stefano Cassini intervista Veronica Orlandini


Buongiorno a tutti voi lettori di “Se son Prose fioriranno”. Per chi non mi conoscesse, sono Veronica Orlandini e sono una scrittrice...o cosi mi chiama la gente. Dico questo perché non voglio avere la presunzione di darmi appellativi che magari non mi appartengono amando sì scrivere, ma non essendo certo al livello di una Elizabeth Brown!

Oggigiorno meglio pesare bene le parole, specie se ci si lavora.


Quando ha iniziato a scrivere?



Volendo essere precisi, i miei primi scritti risalgono al cosiddetto “Diario dei segreti” ora diventato “Diario di viaggio” ma per quando riguarda la narrativa in sé, direi al tempo delle elementari, quando per la prima volta infilai un foglio vergine nella macchina da scrivere di mia madre e ci trasportai con l’inchiostro le storie che mi creavo in testa. Ho “buttato” davvero tanti fogli prima di arrivare alla prima pubblicazione!




Nelle sue letture c'è posto anche per generi diversi dal suo?



Assolutamente si! Anzi ritengo che un ampio spettro diversificato di letture sia forse la migliore base da cui partire se si vuole scrivere. Crearsi una cultura letteraria varia, aiuta a migliorare e ampliare il proprio lessico e la capacità di espressione oltre a capire meglio i propri gusti. Ecco perché nella mia libreria convivono pacificamente thriller, classici, di narrativa e saggistica.



Ci sono altre passioni?



Certo: l’equitazione, le arti marziali e l’aikido, i viaggi le passeggiate in montagna. Mi ritengo una persona curiosa, a cui piace provare.



Pensa che il COVID-19 modificherà la relazione autore-lettore?



Questa è una bella domanda...al momento ritengo che è ancora presto per vedere quali saranno le ripercussioni sul mondo della letteratura anche se già ne abbiamo un esempio: a causa della quarantena non era possibile, almeno fino a poche settimane fa, frequentare librerie e biblioteche e ovviamente la gente si affidava agli ebook o ai cartacei via corriere. Forse questo spingerà ancora di più il mercato verso questo tipo di diffusione culturale. Per quanto riguarda i generi, no, non vedo grossi mutamenti. A livello fisico? forse all’inizio qualche titubanza ad andare alle presentazioni dal vivo o a stringere la mano del nostro scrittore preferito ma potrebbe ridursi a un breve lasso temporale. Quello che possiamo fare ora è aspettare e vedere, tenendoci pronti ad adattarci.



Perché ha scritto due libri diversi tra loro?



Innanzitutto perché io non sono una: non esiste solo “una” Veronica Orlandini e ho opinioni su tante cose diverse tra loro. Poi, perché forse non ho ancora capito quale sia il mio genere come autrice o  perché non voglio averne uno solo. Ammetto che “La Senzatempo” è stato un po’ richiesto da chi mi conosce e da chi ha letto gli altri miei libri, ad esempio “Da Diversa prospettiva”...io l’avevo in testa già da un po’, quindi ho accettato la sfida. Direi che non mi è andata male.

Scriverò altri libri diversi tra loro? Credo proprio di si.


Vi ringrazio per questa intervista e grazie a coloro che la leggeranno.

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